lunedì 13 giugno 2011

GLI EDUCATORI!



di Pandects


C'è bisogno di educatori che siano essi stessi educati, spiriti superiori, aristocratici, comprovati a ogni istante, comprovati dalla parola e dal silenzio, culture divenute mature, dolci – non dei tangheri addottrinati che il liceo e l'università offrono oggi alla gioventù come fossero "balie di grado superiore".
Friedrich NietzscheCrepuscolo degli idoli


Chissà perchè questa frase mi è subito ritornata alla mente quando, ammazzando il tempo con le nuove tecnologie sbirciando Facebook e saltellando sui forum, mi sono imbattuto in "educatori" (ricercatori e docenti universitari, professori e maestri) che si lanciano in monotematiche tirate ideologicamente faziose condendo il tutto con frasi volgari e scurrili, a volte violente che auspicano, come forma di democrazia riparatoria, ictus, paralisi e conseguenti dipartite. Il tutto, ovviamente, rivolto agli avversari politici che, forti della loro superiore cultura, considerano "imbecilli analfabeti telerincoglioniti" e al Presidente del Consiglio (che pure ci mette abbondantemente del suo, ma ingenuamente, da ragazzi, i nostri padri ci insegnarono che si rispetta l'Istituzione a prescindere se degnamente o indegnamente rappresentata).
E chissà perchè, di fronte a questi novelli educatori, ai nostri occhi si staglia come un gigante la figura del prof. Pasquale Tarallo, comunista fino all'osso e che per questo soffrì prevaricazioni ed ingiustizie, ma dalla cui bocca non sentimmo mai uscire una parola che suonasse come propaganda per le sue idee e spregio per quelle degli altri. Con le sue lezioni che ti tenevano lì, con la bocca spalancata e con gli occhi che non riuscivano a staccarsi da quelle mani perennemente in movimento, mise le basi perchè crescendo diventassimo uomini liberi. 
Liberi perchè con la mente aperti a tutte le idee, liberi perchè non schiavi dell'odio e del rancore! 

1 commento:

  1. QUANTI DELLA NOSTRA COMUNITà DI CASTELLABATE POSSONO ESPRIMERSI IN QUESTO MODO?


    Per libertà s'intende genericamente la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, usando la volontà di ideare e mettere in atto un'azione, ricorrendo ad una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a metterla in atto.

    Secondo una concezione non solo kantiana, la libertà è una condizione formale della scelta che, quando si tramuterà in atto, in azione concreta, risentirà necessariamente dei condizionamenti che le vengono dal mondo reale, sottoposto alle leggi fisiche necessitanti, o da situazioni determinanti di altra natura.

    Riguardo all'ambito in cui si opera la libera scelta si parla di libertà morale, giuridica, economica, politica, di pensiero, libertà metafisica, religiosa ecc.

    Afferma Isaiah Berlin:
    «L'essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c'è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l'illusione di averla» [1]

    Quindi da un punto di vista psicologico possiamo intendere la libertà com'è percepita dal soggetto:
    o negativamente, come assenza di sottomissione, di schiavitù, di costrizione per cui l'uomo si considera indipendente,
    oppure positivamente nel senso dell'autonomia e spontaneità del soggetto razionale: con questo significato i comportamenti umani volontari si basano sulla libertà e vengono qualificati come liberi.





    Allegoria della libertà.



    L'OSPITE INQUIETANTE

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