Con cadenza regolare il Comune acquista "buoni lavoro (voucher) per lo svolgimento di prestazioni di lavoro occasionale di tipo accessorio". Per chi non lo sapesse questi buoni servono per retribuire alcune tipologie di lavoro (giardinaggio, pulizia e manutenzione di strade, servizio in manifestazioni sportive ecc. ecc.) svolte da particolari categorie (studenti, pensionati, disoccupati, inoccupati ecc. ecc.). Ogni buono costa 10 euro (ed in genere equivale ad un'ora di lavoro) e il lavoratore incassa (nella quasi totalità dei casi)) 7,50 euro (al netto di contributi INPS e INAIL). E' uno strumento che ha avuto un notevole successo perchè, garantisce il lavoratore, e non grava di adempimenti ed obblighi il "datore di lavoro". Il Comune, nel momento in cui liquida i buoni, pubblica la determina all'albo indicando solo le iniziali del soggetto che ha usufruito del buono per la propria prestazione. E lo fa "nel rispetto della privacy" (questo si legge nelle determine).
Ne capiamo benissimo lo spirito e, francamente, non siamo rosi dalla curiosità di conoscere i nomi dei lavoratori. Pur tuttavia un paio di considerazioni vanno fatte.Il Garante ha stabilito che non vanno pubblicati all'Albo "dati personali la cui diffusione possa creare imbarazzo, disagio o esporre l'interessato a conseguenze indesiderate".
Negli altri casi prevale l'esigenza di trasparenza e correttezza che giustifica la pubblicazione di un atto all'Albo!
Ora se, come stabilisce la legge, il buono serve a retribuire un lavoro, quale "imbarazzo o disagio" può causare a colui il quale vede il proprio nome pubblicato per intero? Niente di più e niente di meno che il disagio e l'imbarazzo che prova qualsiasi altra persona che veda il proprio nome pubblicato all'Albo in virtù di una prestazione fornita o di un atto che lo vede interessato.
Vogliamo forse sostenere che esistono "lavori onesti che suscitano imbarazzo e disagio"? E' questo il messaggio che vogliamo dare ai giovani disoccupati?
Non vogliamo pensare che, in realtà, quei buoni altro non siano che "un contributo straordinario" a persone in condizioni di grave disagio economico (che, detto per inciso, ogni tanto finiscono con nome e cognome nella determina delle spese dell'economo comunale). Per queste situazioni esistono i servizi sociali e il Piano di Zona. I buoni di lavoro hanno altre finalità!
Ora se, come stabilisce la legge, il buono serve a retribuire un lavoro, quale "imbarazzo o disagio" può causare a colui il quale vede il proprio nome pubblicato per intero? Niente di più e niente di meno che il disagio e l'imbarazzo che prova qualsiasi altra persona che veda il proprio nome pubblicato all'Albo in virtù di una prestazione fornita o di un atto che lo vede interessato.
Vogliamo forse sostenere che esistono "lavori onesti che suscitano imbarazzo e disagio"? E' questo il messaggio che vogliamo dare ai giovani disoccupati?
Non vogliamo pensare che, in realtà, quei buoni altro non siano che "un contributo straordinario" a persone in condizioni di grave disagio economico (che, detto per inciso, ogni tanto finiscono con nome e cognome nella determina delle spese dell'economo comunale). Per queste situazioni esistono i servizi sociali e il Piano di Zona. I buoni di lavoro hanno altre finalità!
fila come il frecciariossa quando non c'è neve! anna
RispondiElimina