Il rifiuto del Sindaco Spinelli ad aderire alla richiesta del Prefetto di Salerno di ospitare una trentina di immigrati (3 per ogni mille abitanti) come era prevedibile ha scatenato un'accesa polemica sui social.
E a leggere i commenti sembra che la popolazione di Castellabate si divida in buoni, ossia coloro che sono favorevoli alla proposta del prefetto e cattivi, ossia quelli che concordano con il Sindaco (al netto dei fan ossia di coloro che concordano con il Sindaco e gli Assessori qualunque cosa dicano o facciano).
Ovviamente la realtà è molto meno manichea; non c'è solo il bianco o il nero, al mondo esiste anche il grigio (per non parlare degli altri colori). Lungi da noi il voler esaurire l'argomento e tutte le sue sfaccettature in un solo post, ma alcune considerazioni di carattere generale ci sentiamo di farle.
Coloro che affermano "Castellabate e l'Italia sono stati paesi di emigranti e quindi dovrebbero essere in prima fila nell'accoglienza" fanno un sillogismo assolutamente non pertinente.
Gli italiani fino al 1980 (ma si hanno segnali di ripresa del fenomeno) hanno contribuito in maniera massiccia a ingrandire le fila dei "migranti". Ma erano "emigranti" regolari, che espatriavano sulla base del "richiamo", che nella stragrande maggioranza dei casi avevano un lavoro anche perchè, spesso, partivano sulla base di un accordo tra Stati (la drammatica emigrazione dei minatori in Belgio per esempio). E al loro arrivo non trovavano un pasto caldo, un alloggio sicuro, la garanzia della privacy ma venivano messi in quarantena, identificati, visitati. E alla base di ciò non c'era solo il "razzismo" della Nazione che li ospitava ma l'esigenza di salvaguardare l'ordine pubblico e la sicurezza sanitaria. E le lettere che gli emigranti inviavano ai parenti trasudavano di delusione, amarezza, umiliazione ma anche della consapevolezza che era il prezzo da pagare per essere accettati, per mettersi in gioco, per dimostrare le proprie capacità e competere in condizioni di parità. Sapevano che nulla era dovuto e che tutto andava conquistato.
Si dice ancora "Ipocriti che andate a Messa tutte le domeniche e seguite le processioni...". Come abbiamo già scritto c'è confusione totale tra quella che è la solidarietà personale, che è libera, spontanea e limitata nel tempo e nello spazio, e la solidarietà pubblica, che agisce all'interno dei confini della responsabilità pubblica.
Per fortuna, o purtroppo, dipende dai punti di vista, siamo una democrazia e non una teocrazia e chi ha responsabilità pubbliche deve adeguare il proprio agire non al suo approccio etico-religioso al problema ma a quello che, compatibilmente con i principi etici generali (tra cui non rientra l'accoglienza indiscriminata), cerca di trovare soluzioni che assicurino uno svolgimento ordinato e sicuro del vivere quotidiano.
Il Sindaco si è posto diverse domande. Dove li accolgo? A Villa Lucia, all'Istituto De Vivo, all'ex Elios, in qualche struttura ricettiva anche religiosa, in appartamenti sfitti? Chi gestirà la situazione? L'Ente Comune o la Prefettura attraverso cooperative (e qui bisognerebbe aprire un altro capitolo). Chi accolgo? Chi fugge dalla guerra? Le statistiche ci dicono che non raggiungono il 5/6 % del totale e la sociologia ci ricorda che in genere i profughi tendono a rimanere quanto più vicino al luogo della guerra per ritornare nei propri territori appena ristabilita la pace. Chi fugge dalla miseria, dalla fame e della carestia? Chi attraversa il mare convinto, anche dalle telefonate dei parenti, di trovare il paese del Bengodi dove tutto è gratis? O chi sale su un barcone per esportare la guerra santa o perchè inseguito dai gendarmi che vogliono rinchiuderlo in galera in quanto criminale comune? Chi è malato nel corpo o nella mente? Sono domande che un Sindaco deve porsi e a cui difficilmente troverà risposta in quanto per disorganizzazione strutturale e per lacciuoli legislativi e regolamentari della maggior parte dei migranti non si conosce nulla. E se non ha questi dati come può riuscire a garantire la sicurezza? E se all'improvviso la Prefettura, come spesso accade, dopo un po' si dimentica del Comune con quali fondi e con quali mezzi continuerà a garantire l'assistenza?
Forse mi sbaglierò, ma io non credo che il Sindaco si sia posto tante domande, altrimenti tra la domanda e la risposta sarebbe occorso un periodo di riflessione, alla ricerca di soluzioni che, mi sembra, non siano state valutate. Credo invece che l'amministrazione abbia voluto schierarsi con la parte maggioritaria della popolazione europea che, emotivamente, nega l'eventualità di avere come concittadini individui provenienti da altre civiltà ed ancora non inseriti nelle normali relazioni economiche e sociali. L'emotività può comprendersi ma sarebbe ora di attivare anche la razionalità e cominciare a domandarsi se ci sono alternative possibili all'emigrazione di massa che vivremo nei prossimi anni. Alcuni leaders politici europei si sono dati una risposta, ad esempio la Presidente Merkel ha ritenuto che convenga alla Germania sciogliersi quali immigrati accogliere, perché potevano costituire una risorsa, mentre negare l'immigrazione sarebbe stata una scelta antistorica ed irrealizzabile. Le nostre piccole comunità cilentane sono composte per lo più da cittadini anziani, calano irrimediabilmente le nascite e molte occupazioni pesanti sono già svolte quasi esclusivamente da cittadini stranieri. Siamo sicuri che possiamo farne a meno? Non converrebbe anche a noi provare a sceglierci quelli più idonei alle necessità comuni?
RispondiEliminaBravo, basta pensare quanto le nostre case siano piene di badanti, e lo saranno sempre più...!
EliminaMettili a casa tua, poi ci dirai
EliminaUna notizia davvero esplosiva,a giudicare dall'enfasi generata 😉. E quanti esperti..beati loro. Io da non esperto ho notato un paio di cose. Nicoletti ha fatto un lavoro eccelso: ha smosso una popolazione che sembrava dormiente..quale che sia l'argomento,vedere in tanti la voglia di dire la propria (magari in modo troppo aggressivo in qualche caso) è sempre un segnale positivo, bravo Marco! Nel merito della dichiarazione del Sindaco, non capisco troppo coloro che ne sembrano sconvolti..sarà mica un sindaco di estrema sinistra. Io tra l'altro penso che abbia preso una decisione saggia, Castellabate non è il "paese forte e dall'economia sana"(Merckel) che può consentirsi il lusso di accogliere,integrare, e avvalersi del lavoro di immigrati. Non adesso. Senza considerare gli aspetti meno aulici, come il "dove li alloggio,come li formo,come li sovvenziono, e in quali condizioni socio/sanitarie verranno?". Nulla a che fare con il razzismo (al limite scarsa tolleranza), anche perché mi sembra che in genere chi ha subìto storicamente il vero razzismo, lo abbia subìto in casa propria (neri d'america e del sud africa,ebrei,and so on). Solo una questione di pragmaticità: il Sindaco è conscio di avere abbastanza situazioni da sanare, e non fa il passo più lungo della gamba, consapevole di poter fare la parte del "cattivo". Bene.Stavolta proprio bene. Anche perché non sempre cattivo è chi parla chiaro, e soprattutto non sempre buono è chi si erge a filantropo su un social. Cordialmente
RispondiEliminaIo resto dell'opinione che quella del sindaco sia stata solo una vetrina politica, un mettersi in mostra lisciando il pelo al pensiero maggioritario. Che non ci siano le condizioni per accogliere 20/30 persone nel nostro Comune, che ne regge d'estate almeno mille volte tante, è un'afferrmazione ridicola. Non mi piace neanche il tono un po' sbeffeggiante con cui state invitando le persone a mettere a disposizione le loro case se non sono d'accordo col Sindaco. Mettere a confronto il rappresentante politico della comunità con i singoli cittadini significa alterare i termini del discorso. Non si chiede al Sindaco di cedere casa sua ma di verificare i presupposti dell'accoglienza e questi presupposti, a mio parere, non perché esperto ma perché aperto, ci sono. Abbiamo sul territorio più di una struttura che tradizionalmente era stata destinata all'ospitalità degli orfani di guerra, anzi alcune erano state donate proprio con questo vincolo. Sarebbe così strano che tornassero alla destinazione originaria? E poi abbiamo idoneità a sostenere decine di migliaia di ospiti estivi, ci spaventano 20 persone in più? Io credo sarebbe una prova di grande civiltà, che onorerebbe la nostra collettività e costituirebbe, per i non cristiani, un esempio concreto del contenuto della nostra religione, molto difesa a parole ma poco praticata nei fatti.
RispondiEliminaLungi da noi il tono beffeggiante. Si tratta molto più banalmente dell'indicazione di una procedura, prevista, ma forse ignorata di poter dimostrare concretamente quelle che sono le proprie convinzione. E si tratta del tentativo di far capire che non è ipocrita solo chi va a Messa o alle processioni e poi è contro l'accesso indiscriminato, ma anche chi predica bene e razzola male, chi è convinto che bisogna aiutare chi è in difficoltà ma che debba comunque farlo qualche altro, l'autorità o il vicino (il famoso "son tutti ecc. ecc.").
Elimina..in effetti nella tanto citata Germania, ospitare di persona gli immigrati siriani è proprio ciò che la cittadinamza ha fatto. I professori, prima di fare una lezione, dovrebbero prepararsi ;-) ..soprattutto se pretendono di insegnare ad altri dei valori e un'etica che loro per primi forse non hanno. Cordialmente
EliminaNon capisco perché ad esprimere un'opinione diversa ci si vede subito attribuire il titolo di professore. Ho ricordato un fatto di cronaca, ovvero la Signora Merkel che pubblicamente ha dichiarato e ribadito, anche dopo gli attentati in Germania, che la sua Nazione accoglierà nei prossimi anni un grosso quantitativo di profughi siriani. Poi mi sono riferito ad altro fatto di cronaca, ovvero alcuni sindaci Cilentani che pubblicamente hanno dichiarato che i loro comuni non sono in condizioni di accogliere neanche un piccolo quantitativo di immigrati. Sono fatti, non lezioni, almeno che qualcuno non li venga a conoscere solo in questa occasione. Ed è un fatto anche che esistono nel comune strutture quasi interamente utilizzate che nel dopoguerra erano state destinate ad accogliere gli orfani di guerra. Altro fatto è il discorso di ieri del Papa sull'accoglienza che i cristiani devono sentirsi obbligati ad offrire.
RispondiEliminaE le parole del Papa non fanno che confermare quello che abbiamo scritto, ossia che non bisogna far confusione tra la solidarietà personale e la responsabilità pubblica. Il Papa dice anche che l'aborto è un omicidio. Il cristiano deve sentirsi obbligato a non abortire, a battersi per sensibilizzare l'opinione pubblica affinchè l'aborto non sia sentito come un mezzo anticoncezionale, ma non può pretendere che lo Stato non renda legale e non regolamenti l'aborto. Il Papa, e la Chiesa, hanno una visione del divorzio, dell'omosessualità e dei comportamenti sessuali che non coincide con quella corrente e secolare. Ma questa visione può al limite vincolare il credente nella sua vita personale, non certo nel valutare le soluzioni ai problemi di tutti.
EliminaRispondo ad anonimo 11:07 che il punto che sto stressando è che trovo inopportuno attribuire motivazioni morali a delle scelte dettate da motivi pratici e concreti. In due parole, chi ritiene fuori luogo accogliere in casa propria (Comune,grande o piccolo che sia) dei bisognosi, non va denigrato o considerato xenofobo o razzista o altro, in quanto ci sono evidenti motivi per cui, attualmente, questa è la decisione più logica. Le iniziative umanitarie di questo tipo possono esistere in un Paese che ha già definito delle modalità a livello nazionale. Improvvisare un'accoglienza a livello locale, senza mezzi e,scusate, senza tutele e garanzie per chi lo fa,è un atto incosciente. Una cosa è dire parole offesive verso le persone, altra cosa è dire non li posso ospitare. Tutto qua. Cordialmente
EliminaMa nessuno nomina il centro di prima accoglienza delle suore bianche?
RispondiEliminaForse non si è capito qui non li vogliamo.
EliminaGente che possiede tanti appartamenti e parla di accoglienza perché non dimostra concretamente il proprio buonismo.
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