Oggi
comincia l'ultima settimana di campagna elettorale. E ci auguriamo
che si interrompa la corsa verso quella pericolosa china cui sembra essersi avviata. Il nostro blog era un neonato quando si occupò
della campagna elettorale del 2011, ma ricordiamo perfettamente che
tutto si svolse in maniera molto più civile, con meno nervosismo e
con più fair play. In queste due prime settimane di campagna
elettorale abbiamo assistito a cose che ci hanno lasciato l'amaro in
bocca. Evidentemente la polarizzazione dello scontro (nel 2011
c'erano tre liste) non giova alla serenità della campagna
elettorale. Quando parliamo di comportamenti non ortodossi non ci
riferiamo, certamente, alle polemiche e alle accuse che le due liste
si lanciano dai palchi. Questo fa parte del gioco, rientra nella
logica dello scontro politico e condisce con una sana “vis
polemica” la competizione elettorale. Ci riferiamo al comportamento
dei “clientes” di coloro, cioè, che ritengono di aver ricevuto dall'amministrazione uscente la “sportula” e che ora temono di perderla e degli
aspiranti “clientes”, ossia di coloro che anelano ricevere la
sportula da quella che ritengono possa essere l'Amministrazione
entrante.
Nella scorsa settimana abbiamo letto lettere anonime
distribuite nei bar che facevano riferimenti equivoci, pericolosi ed
inquietanti al cimitero. Abbiamo letto (nei commenti) di “consigli
di voto” da parte di datori di lavoro, di promesse di posti,
assicurazioni di stabilizzazioni, “previsioni” di tagli
occupazionali in caso di vincita dell'una o altra lista, ecc. ecc. Non sappiamo se
questa sia solo la punta dell'iceberg al di sotto della quale c'è un
substrato che stenta a venir fuori per paura, reticenza od omertà,
oppure tutto si fermi a questo comportamento bordeline (eccetto che
nel primo caso) fatto di “detto e non detto” e di
“prospettazioni” di quadri e scenari che mutano in conseguenza
della vittoria dell'una e dell'altra lista. Ci auguriamo, anzi ne siamo sicuri, che l'ultima ipotesi sia quella giusta.
Ripetiamolo per
sicurezza: le liste e i candidati sono estranei a questi
comportamenti e, probabilmente, sono i primi ad essere danneggiati da
questi fans troppo zelanti. Ma hanno un dovere preciso. Quello di
ribadire dai palchi, e soprattutto nelle visite porta e porta, che non
ci saranno né “vittime” né “prigionieri” né clientes.
Soprattutto le nuove leve hanno il compito di dimostrare, nei fatti e
non nelle parole, che il modo di far politica e di amministrare è
cambiato. Che lo sforzo comune di tutti deve essere quello di
garantire lo sviluppo economico e sociale di tutta la comunità e non
del proprio “vicino”. E questo si fa non solo leggendo il temino
lindo e pinto preparatosi a casa, ma parlando di programmi concreti.
Pochi punti, qualificanti e attuabili immediatamente (così come
avevamo, inascoltati, proposto) che permettano agli elettori non solo
il giudizio preventivo ma anche il controllo postumo. Ecco, ci parlino i candidati di
controlli e trasparenza. Prendano impegno ad illustrare, da qui alla
fine della campagna elettorale, quali concrete iniziative per la
trasparenza intendano adottare. Sulle spese della campagna
elettorale, sui loro redditi pre-mandato e post-mandato, se e quali
criteri adotteranno per le assunzioni “discrezionali”, quali
criteri prestabiliti e facilmente verificabili da tutti saranno
stabiliti per l'assegnazione di lavori, forniture, consulenze ecc. ecc. Ci
dicano se continueranno ad adottare per l'assegnazione dei lavori
procedure “legittime ma opzionali” ovvero seguiranno sempre la
via del bando e dell'appalto. Ci dicano quali mezzi di controllo e
trasparenza metteranno a disposizione dei cittadini perché il
controllo sia effettivamente efficace e capillare. Ecco ci dicano
innanzitutto questo. Per i programmi di “grande respiro” c'è
sempre tempo.