martedì 2 agosto 2016

1° Agosto : una tradizione che ricomincia

Riceviamo e pubblichiamo.


Confesso che ieri mi sono sentito di colpo ringiovanito. Cena di buon ora, corsa verso “u calafato”, i fuochi in lontanza, perché nonostante tutto si fa tardi, il quadro che ti viene incontro, la banda che suona, il popolo che segue le autorità. E poi la processione nei vicoli, la sosta nell’ospizio di San Francesco, la gimkana per il Corso, la Messa e, di nuovo la processione. Il popolo che canta e prega, la banda che suona e il quadro che lentamente, un po’ barcollante, viene issato lassù tra Catina e Minguccio. Gli applausi e i fuochi che salutano il popolo raccolto nella piazzetta (fuochi cinesi, va beh, ma c’è un’ordinanza da rispettare).
Ecco, ti ritrovi bambino, giovanetto, adulto ma non è proprio la stessa cosa. Manca quel pathos che ti stringeva il cuore e che faceva sgorgare copiose le lacrime a donne e uomini. Tempi che cambiano? Passioni e sentimenti deviati dal velo della nostalgia, esaltati dal ricordo del bel tempo che fu, della stretta di mano preoccupata del papà che inevitabilmente ora non c’è più?
Chissà? L’unica cosa certa è che, a distruggere qualcosa ci vuole un attimo, per ricostruirla ci vuole tempo, fatica e passione!




4 commenti:

  1. Bellissima questa cosa.....ma l'ospizio di San Francesco,dov'è???

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  2. Si ma tutto questo? Non capisco

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  3. Tutto il rispetto per chi sente e vive le tradizioni, tutto il rispetto per chi dalle tradizioni si affranca.

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  4. Tempi diversi in cui i pochi interessi economici consentivano di vivere serenamente. Oggi mentre segui la processione pensi ai tanti problemi ed è difficile rivivere quel pathos

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