Antefatto. In seguito ad un verbale/sopralluogo dell'ARPAC in data 25.8.2008 il Comune viene sanzionato dalla Regione Campania (almeno questo è quanto si desume dalla succinta premessa della delibera n. 160 della Giunta Comunale). Vengono emessi due decreti ingiunzione, rispettivamente i nn. 856 e 857 del
27.07.2012, notificati il 03.08.2012. Al Comune, il 31 Agosto di quest'anno viene notificata una cartella dell’Equitalia Servizi di Riscossione SpA con la quale "è stato richiesto a questo Ente di
provvedere al pagamento della somma di €. 37.204,12 dovuta alla Regione Campania".
Fatto.L'Amministrazione, "RILEVATO che in ordine alla notifica dell’atto di cui innanzi sono decorsi oltre cinque anni dalla
richiesta di pagamento" ha deliberato di opporsi dando mandato al sindaco di nominare un legale che contesti "la cartella dell’Equitalia proponendo opposizione, nei termini previsti, al Tribunale di Vallo della Lucania".
Non abbiamo elementi per entrare nel merito della questione, presumiamo che i decreti ingiunzione di cui si parla siano quelli ex art. 18 della legge 689/81 (è ancora in atto analoga procedura per un altro accertamento ARPAC di cui abbiamo parlato in questo post, Il Sindaco sanzionato (in solido con il Comune) per l'impianto...). Se questo è il caso qualche dubbio nel merito si può avanzare ma, ribadiamo, non vogliamo entrare nel merito. Vogliamo solo sottolineare una curiosità.
Abbiamo un Ente Pubblico (la Regione Campania) che attraverso, semplifichiamo, un Soggetto Pubblico (Equitalia) vuole riscuotere una somma da altro Ente Pubblico (il Comune di Castellabate) e, quest'ultimo, eccepisce la tempestività della notifica e la prescrizione del debito.
Legalmente la vicenda non fa una grinza; sul piano sostanziale, da qualunque parte sia la ragione, lo STATO ne esce con le OSSA ROTTE!
In più l'Ente pubblico Comune ha deliberato di affidarsi a Equitalia per la riscossione dei tributi... quindi un Ente pubblico affida ad un altro l'Ente pubblico le riscossioni, ma si defila per i suoi pagamenti... solo in Italia si può arrivare a tanto... correggetemi se sbaglio...
RispondiEliminaSi tratta di un ente pubblico (comune) che chiede, evidentemente, l'applicazione della sentenza 23397 della Cassazione a sezioni unite del novembre 2016.
RispondiEliminaConosciamo, come è ovvio, benissimo la sentenza delle SU della Cassazione (che va letta bene), così come conosciamo benissimo l'art. 28 della 689/81, così come conosciamo il 2943 e segg. del CC. Quello che non conosciamo sono gli atti, il "fascicolo", e quindi non possiamo (e come ribadito nel post non vogliamo ) entrare nel merito. Volevamo solo segnalare lo strano caso di una diatriba tra enti pubblici combattuta non sul merito ma sulle questioni procedurali (che sono sostanziali nel rapporto pubblico-privato ma non dovrebbero esserlo nei rapporti pubblico-pubblico). Da qualunque parte sia la ragione c'è un pezzo dello Stato che ha sbagliato nella sostanza e/o nella procedura. E questo non dovrebbe mai accadere!
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